Psicologo Miguel

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"Bortolazia": Una città creata dai bambini
Nel corso degli anni, ho sempre cercato di promuovere un'idea di scuola che non fosse solo trasmissione di contenuti, ma un vero laboratorio di crescita, in cui i bambini potessero sviluppare le competenze più importanti per affrontare il futuro: creatività, collaborazione e senso di autoefficacia. Bortolazia nasce proprio da questa visione.
Tutto è cominciato con un gioco durante una lezione di grammatica. Parlando con i miei alunni di nomi comuni e propri, è emerso per caso il nome Bortolazia. Da lì è nata una sfida educativa: costruire insieme una città immaginaria, dove nulla fosse predefinito e tutto potesse essere inventato… ma con un vincolo importante: farla funzionare davvero. La fantasia, insomma, non come evasione dalla realtà, ma come strumento per comprenderla e ricostruirla.
Il progetto si è sviluppato in più fasi. All’inizio, abbiamo dato libero sfogo all’immaginazione: ogni bambino ha inventato un elemento fantastico da inserire nella città, senza limiti, senza giudizi. Ma presto abbiamo sentito il bisogno di dare forma e coerenza a queste idee: dove si trova Bortolazia? Chi ci vive? Come si produce il cibo? Come si scambiano beni e servizi?
È stato in questo passaggio che la fantasia ha incontrato la logica. Abbiamo disegnato la mappa della città, immaginato ruoli e mestieri, discusso su come organizzare un’economia sostenibile e su quali regole fosse necessario condividere per vivere insieme. Ogni decisione è nata dal confronto, anche dai conflitti, e ha richiesto mediazione, ascolto, assunzione di responsabilità.
Bortolazia ha dato vita a una vera micro-società, alimentata dall’intelligenza collettiva del gruppo classe. Ognuno ha trovato il proprio posto: chi coltiva, chi trasporta, chi cucina, chi racconta ciò che accade. Abbiamo inventato perfino una moneta locale, il bortolo, distribuita da un albero saggio per evitare le disuguaglianze. E quando sono sorte divergenze, i bambini hanno capito che servivano regole: hanno scritto una Costituzione, ragionando insieme sul perché esistano le norme e sul loro valore condiviso.
Non si è trattato solo di un progetto interdisciplinare o di una simulazione didattica. È stato un percorso trasformativo. I bambini hanno potuto sperimentare la propria creatività in modo libero ma orientato, hanno vissuto la collaborazione come necessità e non solo come esercizio, si sono sentiti parte attiva di un sistema complesso, in cui ognuno contava.
Credo che Bortolazia abbia mostrato come, se lasciamo spazio all’iniziativa e alla responsabilità dei bambini, emergano con forza le loro potenzialità. Quando ci sentiamo parte di qualcosa, quando possiamo incidere e costruire, impariamo molto più in profondità. Anche – e forse soprattutto – se tutto nasce da una città immaginaria con una zucca che distribuisce caramelle di verdura.







